.:: Claudio Maglioli: c'era una volta il coraggio... ::.

CLAUDIO MAGLIOLI, affermato pilota e collaudatore del Reparto Corse LANCIA, nasce il 9 giugno del 1940 a Bioglio, piccolo paese in provincia di Biella. Grande appassionato di motori, già a sedici anni comincia a gareggiare con moto di piccola cilindrata da lui stesso elaborate come la DUCATI 65 e 75, il CUCCIOLO e il RUMI 125 JUNIOR. Con il motore di quest'ultimo costruisce, con ingegno e capacità un KART con il quale si cimenta nelle gare in pista. Partecipa ad un centinaio di corse vincendone più della metà tra le quali alcune competizioni in salita dove sono ammessi i kart, come la Bologna-S.Luca, la Vergato-Cerelio e la Laveno-Mombello. Questi successi sono frutto, oltre che della bravura del pilota, anche delle conoscenze tecniche nella messa a punto del mezzo. MAGLIOLI con abilità e capacità riesce ad avere sempre un mezzo competitivo, addirittura con un motore da lui costruito e imbattibile nella categoria: il BULTACO PRIVAT.
Nel 1964 abbandona i kart per approdare alle auto. Con una GIULIA TI SUPER 1.6 ottiene anche alcuni successi come la Quattro ore di Monza, in coppia con l'amico GIANCARLO BAGHETTI. Nel 1965 diventa collaboratore del REPARTO CORSE LANCIA e da allora un lungo elenco di successi e di gare prestigiose disputate vanno ad alimentare un curriculum di trionfi. Con la LANCIA FLAVIA 1800 ZAGATO nel 1965 e 1966 vince il Campionato Italiano Velocità Turismo classe 2000 e l'anno successivo, con la LANCIA FULVIA HF 1300 si afferma nel Challenge Europeo Turismo. Tra il 1968 e il 1969 con una FULVIA ZAGATO partecipa a gare di grande storia e prestigio come la TARGA FLORIO, la 24 ore del NURBURGRING in coppia con il grande STIRLING MOSS, la 12 ore di SEBRING e la 24 ore di DAYTONA, gara entrata nella storia perchè vinta su un terreno difficile, gli Stati Uniti d'America, e contro avversari dotati di mezzi più potenti. Agli inizi del 1969 MAGLIOLI da vita ad un'officina situata a BIELLA CHIAVAZZA nella quale inizia a lavorare come preparatore. Lo stesso anno realizza quello che oggi potremmo definire un capolavoro di meccanica e di tecnica: la LANCIA FULVIA F&M SPECIAL "BARCHETTA" un prototipo ideato, voluto e realizzato per correre nelle gare riservate alle vetture Gran Turismo. L'idea di realizzare un'auto così innovativa venne all'astuto Biellese dopo le gare svolte in America. Spesso all'interno dell'abitacolo vi erano temperature elevate e la sofferenza in parecchie ore spese al volante spesso si faceva sentire. Da qui la necessità di poter utilizzare un auto scoperta, pur mantenendo gli stessi livelli di potenza e di affidabilità aerodinamica di una chiusa. L'idea piacque a FIORIO, gran capo del reparto corse ufficiale, che mise a disposizione del pilota-preparatore una FULVIA HF 1600 oltre ad un budget di un milione di lire per la realizzazione di questo esperimento. Il risultato in poco tempo di lavoro fu davvero eccezionale. La F&M, così chiamata in onore di FIORIO & MAGLIOLI, si rivelò subito vincente già nella gara d'esordio, la OCCHIEPPO-GRAGLIA, dove giunse sul gradino più alto del podio con estrema facilità.
Un'auto innovativa, una sorta di prototipo opportunamente modificato nella parte posteriore per renderlo più corto e maneggevole, nella cellula centrale con l'eliminazione della cappotta e nella parte anteriore, con l'alleggerimento di cofano e mascherina. Di questo modello vennero realizzati due esemplari più uno di scorta, che furono impiegati da MAGLIOLI, PINTO, MUNARI e AALTONEN nel corso della stagione 1969. Nell'anno successivo, sull'onda dei successi ottenuti in gare importanti come la TARGA FLORIO e nell'intero Campionato, una seconda versione del prototipo F&M SPECIAL fu realizzata. Questa, rispetto alla prima, conservava pianale e motore della FULVIA HF mentre la carrozzeria fu ridisegnata da un punto di vista aerodinamico e alleggerita grazie all'adozione dell'alluminio al posto della lamiera d'acciaio. La F&M 2 si rivelò molto più veloce della F&M 1 anche se purtroppo ebbe vita breve poichè difforme dai comuni canoni commerciali.
Nel 1971 MAGLIOLI abbandona definitivamente la carriera di pilota per dedicarsi maggiormente allo sviluppo tecnico di tutte le vetture del REPARTO CORSE LANCIA. Nel suo atelier di BIELLA-CHIAVAZZA hanno preso vita vetture come la BETA HF, la BETA MONTECARLO TURBO gr.5, la LANCIA ENDURANCE PROTOTIPO gr.C, la LANCIA RALLY 037 e la LANCIA STRATOS. Con quest'ultima vettura a partire dal 1975, il preparatore biellese ottiene 100 affermazioni circa, di cui 10 in prove iridate, due campionati Europei e tre francesi con DARNICHE, due italiani con "TONY" e VUDAFIERI, due spagnoli con DeBRAGATION, due greci con "SCIROCCO" e, per finire, uno nazionale con BETTI ... scusate se è poco. Nel 1982 dopo il pensionamento della pluri-decorata LANCIA STRATOS, MAGLIOLI si cimenta in una nuova sfida: la LANCIA 037. Nella sua officina vengono curate tre vetture destinate una a GERMANO NATALONI, specialista nelle corse in salita, una a FABRIZIO TABATON terzo assoluto nel tricolore 1984 con i colori della SCUDERIA GRIFONE di Genova e una al transalpino JEAN CLAUDE ANDRUET, vincitore di numerose gare del Campionato francese.
MAGLIOLI in anni di attività non si è occupato soltanto delle vetture della casa di CHIVASSO. FIAT TOPOLINO, ABARTH 600-750-850, TRIUMPH DOLOMITE, SIMCA RALLYE 2 sono alcuni dei nomi di auto uscite dall'officina di BIELLA e che, sicuramente, hanno vinto in qualche gara minore.
CLAUDIO MAGLIOLI, una vita dedicata ai motori, sicuramente dettata dalla passione per questo sport, vissuta a 360° prima come pilota e poi come preparatore di quel REPARTO CORSE FIAT, che negli anni '60-'70-'80 ha vinto praticamente tutto e che ancora oggi, nell'era delle auto WRC non ha eguali. Una vita dedicata alla ricerca di soluzioni tecniche innovative che solo un "maestro" è in grado di pensare e di realizzare in un mondo, quello delle corse su strada, e in un periodo, gli anni '60-'70, fatto di sacrifici e sofferenze ma dove le vittorie, avevano, rispetto ad oggi, altro valore. Un piccolo aneddoto va ancora raccontato, a dimostrazione di come i rally, rispetto ad oggi dove gli ingaggi miliardari, gli sponsor, i media e la tecnologia fanno da padrone, si affrontavano e si vincevano con il coraggio.
Autunno 1969. La quattordicesima edizione del RALLYE TOUR de CORSE è alle porte e lo squadrone LANCIA decide di parteciparvi schierando sei vetture, quattro FULVIA HF COUPÈ e due F&M SPECIAL prototipo, affidate agli equipaggi MAKINEN-EASTER e MUNARI-DAVENPORT. Nei giorni antecedenti la gara, quelli riservati alle prove del percorso, il tempo non fu dei migliori. Vento, pioggia e freddo preannunciavano un autunno terribile, davvero poco ideale per correre un rally, magari di notte, con delle auto scoperte denominate "barchette" per la loro struttura a forma di scafo. Tre giorni prima della gara si decide di correre ai ripari. Da Torino vengono inviate due speciali tute: una in gomma normale, che però in velocità tende a "svolazzare" e l'altra più spessa, utilizzata dai sub per le immersioni che però ha il difetto di non lasciare traspirare la pelle. Si opta per questa seconda soluzione mentre in officina le auto vengono modificate. Rispetto alle F&M SPECIAL utilizzate in pista vengono cambiati alcuni particolari. Da monoposto vengono trasformate in biposto, con un vistoso roll-bar e la mascherina anteriore ritorna quella della HF da rally, con i fari supplementari necessari per affrontare le prove speciali notturne. Anche il parabrezza, alto solo 30 cm, per necessità viene modificato. Inizialmente ne viene installato uno singolo, solo dalla parte del pilota ma, in un secondo tempo, per offrire riparo anche al navigatore, si utilizza quello della FULVIA opportunamente adattato al telaio con l'aggiunta di due finestrini laterali realizzati in plexiglass. La vettura di MAKINEN, inoltre, all'ultimo minuto viene coperta con un rudimentale tettuccio in lamiera, antiestetico e poco performante da un punto di vista aerodinamico. SANDRO MUNARI, invece rifiuta questa soluzione. La F&M barchetta così viene a perdere tutte quelle caratteristiche che la rendono competitiva, vale a dire la leggerezza e la velocità diventando una FULVIA HF cabriolet a passo corto. La gara come preannunciato non andò bene per i due equipaggi. MAKINEN giunse undicesimo e MUNARI quattordicesimo in una gara che doveva essere trionfale per i colori Italiani ma che si rivelò invece un disastro a causa delle intemperie. L'edizione fu vinta dall'equipaggio LAROUSSE-GELIN a bordo di una più "confortevole" Porsche 911R. Di quella vicenda forse poco importa il risultato finale. Vogliamo sottolineare invece il coraggio e la voglia di vincere a tutti i costi, qualità che hanno reso invincibile il REPARTO CORSE FIAT anche negli anni successivi. Certo, la vittoria sospirata in quella corsa non è arrivata ma sicuramente non sarà stato facile correre durante la notte su una vettura scoperta a +4°C con una tuta da sub addosso. Le vittoria è stata quella di essere riusciti ad arrivare al traguardo, stringendo i denti e non mollando mai fino alla fine... Provate a pensare cosa può succedere se oggi McRAE, MAKINEN, SAINZ & Co. si presentassero al via di un rally con una macchina cabriolet e una tuta da sub addosso. La giustificazione sarebbe che "allora erano altri tempi". Già allora erano proprio altri tempi!


LANCIA RALLY "037" CHARDONNET by MAGLIOLI
CAMPIONATO FRANCESE 1984 - ANDRUET-RICK
N° DI TELAIO ZLA151ARO.00000313

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